
La confettura è una di quelle cose che sembrano sempre innocue. La stendi sul pane al mattino, ci prepari una torta alla domenica, ne aggiungi un cucchiaino nello yogurt. Eppure, dietro quei barattoli colorati che trovi al supermercato si cela spesso un mondo un po’ meno idilliaco: zuccheri aggiunti a caso, conservanti con nomi impronunciabili, aromi che di naturale hanno ben poco.
Hai mai pensato di preparare la confettura in casa?
E allora uno si domanda: ma non è meglio farla da soli, senza troppi artifici? La risposta è sì. Non per tendenza o per romanticismo campestre, ma perché davvero fa la differenza. Innanzitutto una confettura fatta in casa, con la frutta vera, raccolta al momento giusto (o acquistata al mercato sotto casa da quel signore con le mani sporche di terra), ha un gusto diverso.

Non è solo più buona. È più viva. Più intensa. Non sa di caramella o di sciroppo artificiale. Sa di frutta vera, col suo profumo, le sue sfumature, a volte pure con i suoi piccoli difetti. E questo è il bello. Io, ad esempio, ogni anno preparo quella di fichi. Non è perfetta, tutt’altro. A volte rimane un po’ troppo compatta, altre un po’ fluida.
Ma quel sapore… incredibile. Sa di estate, sa di giardino, sa di mani appiccicose e pane appena sfornato. Le versioni industriali, al confronto, sono confettura per Robot. Inoltre, preparando la confettura in casa è come se la stagione non terminasse mai, conservare la frutta in barattolo è una sorta di magia. Prendi la frutta d’estate, la metti in un vaso, e te la ritrovi a dicembre quando fuori c’è il freddo e le fragole costano quanto un viaggio in Giappone.
La possibilità di gustare frutta di stagione sempre
Mia nonna lo faceva con le albicocche. A ottobre, preparava quei vasetti e tutta la cucina profumava come a luglio. Il tempo sembrava fermarsi. Non è solo una questione di conservazione, è un modo per superare la dittatura del calendario. Tra l’altro il bello della confettura fatta in casa è che puoi fare tutto quello che ti viene in mente.

Non sei obbligato a scegliere tra fragola classica con frutti di bosco light. Puoi sperimentare cose insolite, come mele e rosmarino, o prugne e cacao. Una volta ho provato a fare una confettura di pere e grappa: un fallimento, ma almeno ci ho provato. Ci sono abbinamenti bizzarri che funzionano alla perfezione. Ad esempio: zucca e zenzero. Oppure pesche e timo.
Ti viene voglia di creare, di osare. E anche se non viene sempre tutto impeccabile, ogni vasetto racconta una storia. Poi vuoi mettere la soddisfazione personale (senza bisogno di complimenti) di fare la confettura da soli? Per quanto possa sembrare un’attività da anziani o da nostalgici del ricamo, da una certa appagamento.
L’atto di preparare la confettura in casa
C’è qualcosa di quasi catartico nel tagliare la frutta, mescolare lentamente, aspettare che l’ebollizione faccia il suo lavoro. Quando poi senti il “clac” del vuoto che si crea… beh, è un piccolo momento di trionfo. Non ti loda nessuno, ma dentro di te ti senti un po’ imbattibile. E quando la spalmi sul pane e dici “questa l’ho fatta io”, ecco, lì non servono altre parole.

Non è così difficile come si crede. C’è questa credenza popolare che fare la confettura richiede tre giorni, una cucina professionale e la pazienza di un monaco buddista. Falso. Certo, se devi farne 30 kg per tutto il quartiere, allora sì, preparati al caos. Ma se vuoi solo riempire tre o quattro barattoli, si fa in un pomeriggio.
Ci sono pure astuzie per velocizzare i tempi. Usare la mela grattugiata per addensare naturalmente, ad esempio. La pentola a pressione, o anche certe macchine per il pane moderne con il programma dedicato. Poi è un’attività che distende, non sempre, sia chiaro. Ci sono giornate in cui la frutta ti schizza ovunque, lo zucchero si incolla e ti viene voglia di buttare tutto dalla finestra. Ma nella maggior parte dei casi, fare confettura rilassa.
Perché donare un barattolo di confettura?
È un lavoro lento, ripetitivo, quasi ipnotico. Ti isola dal resto del mondo ti costringe a rallentare. Può essere anche un’opportunità per dialogare con chi ti sta vicino, o per stare in silenzio e basta. Entrambe le cose fanno bene. E non dimentichiamo che un vasetto fatto in casa è un regalo semplice, ma non scontato. Non finisce in fondo a un armadio come certi oggetti inutili.

Un Natale ho preparato una decina di vasetti di confettura di arance e cannella. Etichetta fatta a mano, coperchio decorato con un pezzo di stoffa a quadretti. Niente di elaborato. Però ogni persona che l’ha ricevuto mi ha scritto per dirmi che era finita in una settimana. Più apprezzata di tante altre cose molto più costose.
Preparare la confettura in casa non ti cambia la vita. Non ti trasforma in uno chef stellato ne ti apre le porte dell’eternità. Ma è un gesto che ha un significato. E concreto, semplice e ti mette in contatto con la materia, col tempo, con la pazienza. Non serve essere esperti. Serve solo voler provare. E magari fallire. E poi riprovare.